Saranno però poi i compagni di Ulisse, invidiosi del dono, ad aprire l'otre scatenando la furia dei venti.
Pensier si tolse, e cura; e della pelle
Di bue novenne presentommi un otre,Che imprigionava i tempestosi venti:
Poichè de’ venti dispensier supremo
Fu da Giove nomato; ed a sua voglia
Stringer lor puote, o rallentare il freno.
L’otre nel fondo del naviglio avvinseCon funicella lucida d’argento,
Che non ne uscisse la più picciol’aura;
E sol tenne di fuori un opportuno
Zefiro, cui le navi, e i naviganti
Diede a spinger su l’onda. Eccelso dono,Che la nostra follia volse in disastro!
Di bue novenne presentommi un otre,Che imprigionava i tempestosi venti:
Poichè de’ venti dispensier supremo
Fu da Giove nomato; ed a sua voglia
Stringer lor puote, o rallentare il freno.
L’otre nel fondo del naviglio avvinseCon funicella lucida d’argento,
Che non ne uscisse la più picciol’aura;
E sol tenne di fuori un opportuno
Zefiro, cui le navi, e i naviganti
Diede a spinger su l’onda. Eccelso dono,Che la nostra follia volse in disastro!
Così prevalse il mal consiglio. L’otre
Fu preso, e sciolto; e immantinente tutti
Con furia ne scoppiâr gli agili venti.
Fu preso, e sciolto; e immantinente tutti
Con furia ne scoppiâr gli agili venti.
(Odissea, X, 28-43)
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